Cos’è il Time to First Byte (TTFB) e come si ottimizza?

Postato in data 5 Dicembre 2022 da Riccardo Esposito

Il Time to First Byte è una delle metriche individuate da Google che fanno parte dei Web Vitals, i parametri necessari a valutare la page experience di un sito web. Sappiamo che esiste una selezione massima di questi indicatori di qualità, i Core Web Vitals: sono i più importanti. Ma non basta questo.

Cos'è il Time to First Byte (TTFB) e come si ottimizza?

Non è sufficiente monitorare il First Input Delay, il Cumulative Layout Shift e il Largest Contentful Paint. Questi sono KPI decisivi ma sono composti da altri elementi che misurano aspetti parziali. Che rientrano nel tuo processo di ottimizzazione. Uno di questi è il Time to First Byte (TTFB).

Cos’è il Time to First Byte, una definizione

Il TTFB è il numero di millisecondi necessari a un browser per ricevere il primo byte della risposta dal server che ospita il sito web. Google lo definisce tempo in attesa per ricevere le prime informazioni e, chiaramente, rappresenta un punto cruciale per l’intero processo di ottimizzazione della pagina.

Questa metrica indica la quantità di tempo dal momento in cui navighi su una pagina web a quello in cui inizia il rendering, e inizi a vedere alcuni contenuti. Se il server influenza negativamente il Time to First Byte la frustrazione da parte dell’utente sarà tanta: un abbandono della pagina è ipotizzabile.

I momenti che compongono di questo valore

La semplificazione non è mai una soluzione utile. Pensare al Time to First Byte come una metrica granitica è sbagliato. Infatti, come mostra anche quest’immagine presa dalla risorsa ufficiale di Google, abbiamo diverse fasi che contribuiscono a formare il valore che corrisponde al TTFB.

Time to First Byte

Quest’ultimo è composto da tre momenti: il tempo impiegato da un server per ricevere la richiesta, elaborazione e risposta. Il primo punto dipende da redirect 301 se presenti, ricerca DNS, velocità della rete, distanza dal server. In quest’ultimo caso i CDN potrebbero aiutare. Il secondo e il terzo chiamano in causa l’infrastruttura dell’hosting e tutte le caratteristiche tecniche che permettono a un server di ridurre i tempi dei processi.

Perché devi ottimizzare il parametro TTFB?

Semplice, la risposta banale è che in questo modo velocizzi il caricamento della pagina. Ma per essere più precisi dobbiamo dire che il Time to First Byte è solo uno dei componenti che permettono di raggiungere il tempo migliore. Però è quello che permette di comunicare subito all’utente la presenza di un qualche tipo di contenuto sulla risorsa. C’è qualcosa che si carica, c’è vita. Avere una pagina bianca in attesa è la condizione peggiore che aumenta a dismisura il tasso di abbandono. Tutto ciò influenza anche la SEO dato che la velocità di caricamento è un fattore di ranking.

Da leggere: interaction to the next paint, nuova metrica di Pagespeed

Qual è un buon valore di Time to First Byte

Google suggerisce di rimanere sotto i 0,8 secondi di TTFB. Vale a dire 800 millisecondi. Se superiamo i 1800 siamo in fase negativa. L’analisi può essere fatta con Chrome UX Report, Lighthouse o Pagespeed Insight, mentre la Search Console non si occupa di questo parametro.

Come migliorare il Time to First Byte

Il passaggio decisivo per ottimizzare il TTFB: acquistare un hosting di qualità. Questo ti consente di abbattere i tempi per l’invio del first byte grazie ad alcuni passaggi che riguardano il contributo di dischi SSD più una serie di caratteristiche legate al software. Ad esempio la presenza di PHP aggiornato e compressione GZIP contano, lo stesso vale per il sistema di cache che per alcuni hosting Serverplan è incluso.

Aggiornare plugin, aggiungere un CDN per determinati progetti (internazionali e/o con tante immagini), eliminare i loop di redirect 301, ottimizzare il database: tutto questo è utile. Ma è la scelta dell’hosting che fa la differenza in questi casi. Vuoi maggiori informazioni sui server migliori per il tuo TTFB?

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Riccardo Esposito
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