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Hai già avuto la fortuna di usare Google Lighthouse, vero? Scommetto che è stato un bel punto di partenza per ripensare e migliorare il tuo sito web. Perché sai bene qual è la sintesi di quest’introduzione: i parametri che hai adesso a disposizione sono molto diversi.
Google ha investito in questo settore, suggerendo diverse soluzioni ai webmaster e agli esperti SEO. Obiettivo? Migliorare la qualità generale dei portali. In primo luogo promuovendo la necessità di avere siti web veloci, poi introducendo una serie di paletti con l’HTTPS.
Regole da rispettare, passaggi da migliorare. Chi ti dà le informazioni giuste per ottenere tutte le ottimizzazioni necessarie in un sol luogo e con un unico strumento? La risposta è qui.
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Si tratta di un tool che intercetta diverse esigenze. Può essere uno strumento per sviluppatori e webmaster, da usare nell’ufficio di chi lavora con codice HTML. C’è anche grande spazio per web designer ed esperti SEO. Insomma, difficile fare a meno di questa soluzione tanto attesa.
In sintesi, Lighthouse di Google è uno strumento open-source creato e messo a disposizione gratis per migliorare la qualità delle pagine web. Puoi eseguirlo su qualsiasi risorsa e si divide in audit per misurare le prestazioni, l’accessibilità, la SEO e altro ancora. Da dove iniziare?
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Per attivare il primo audit con questo strumento basta scaricare Google Chrome, andare sulla pagina web che ti interessa e cliccare sul tasto destro del mouse e poi su ispeziona per raggiungere gli strumenti di sviluppo. Qui devi andare in audit per ottenere la schermata.
Qui puoi scegliere se eseguire il test mobile o desktop, e includere tutte le sezioni dell’audit. Basta un passaggio sul tasto per avviare il report e ottenere nell’arco di pochi minuti il risultato. Ma quali sono i passaggi chiave di questo strumento così importante per il sito web?
La pagina che otterrai alla fine può essere dura da digerire. Google Lighthouse riesce a puntare il dito su dettagli raffinati, non sempre facili da individuare senza una diagnostica così avanzata. Quali sono i passaggi chiave di questo tool a metà strada tra SEO e UX?
Il primo step da affrontare nel momento in cui sottoponi a Google Lighthouse il sito web riguarda i tempi di caricamento della risorsa. Qui hai tutti i numeri necessari per capire cosa c’è da migliorare rispetto alla velocità del sito web. Se vuoi dati ancora più contestualizzati puoi andare sul Pagespeed Insight di Google, sempre molto attendibile e utile.
Ma anche questo tool si basa su Lighthouse. Attenzione, alcuni plugin del browser potrebbero dare risultati falsati: prova a controllare la pagina in modalità di navigazione incognito.
Dato cruciale per chi vuole ottimizzare il sito web in ogni aspetto. L’accessibilità è sempre stata un’attività secondaria ma non per Google Lighthouse: qui puoi trovare tutto ciò che ti serve per accogliere al meglio i lettori e gli utenti. Ad esempio viene verificato anche il contrasto tra i colori del sito, presenza o meno del tag alt immagine e altri dettagli che fanno la differenza.
Lo dice il nome stesso: in questa sezione si trovano le attività che permettono di seguire le regole base di una buona pagina web. Qui si segnala il buon funzionamento del protocollo SSL, la presenza di HTTP/2 (che con Serverplan trovi di default insiema al HTTP Keep Alive) e rel=nooper sui link in uscita, l’assenza di API non più valide e altri dettagli tecnici.
La sezione del tool dedicata a quelle risorse che si xaricano come pagine web ma si comportano come applicazioni mobile. In quest’area del tool trovi tutte le indicazioni per velocizzare e migliorare il comportamento sul web di tutto ciò che risponde a questo nome.
Questo punto merita un’attenzione a parte perché è sempre interessante ricevere delle informazioni e dei suggerimenti per ottimizzare una pagina web secondo le indicazioni di Google.
Quali sono i consigli che ti dà Lighthouse sul punto? Si inizia con due verifiche di base: mobile friendly con relativo <meta name="viewport">
e structured data. Poi si passa a:
A sorpresa c’è la valutazione sulla grandezza del testo. Ecco cosa suggerisce Google: “Font sizes less than 12px are too small to be legible and require mobile visitors to “pinch to zoom” in order to read”. Che senso ha essere primi su Google se poi non si riesce a leggere il testo?
Già, Mountain View sta dando grande attenzione alle risorse necessarie per ottimizzare i siti web e renderli sempre più veloci ed efficaci. Sembra che l’attenzione sia rivolta a tempi di caricamento delle pagine e a un mobile friendly capace di andare oltre il tema responsive.
Per questo Google ha pensato anche ad altri strumenti. Il primo è testmysite.withgoogle.com che si rivolge a chi vuole maggiori informazioni sulla velocità di caricamento da mobile.
“La maggior parte dei siti perde metà dei visitatori durante il caricamento”:
Con questa frase di benvenuto hai subito voglia di analizzare. A questo tool si aggiunge il già citato Pagespeed Insight e il Mobile Friendly Check che deve essere sempre al centro delle tue attenzioni: oltre agli errori mostra anche le risorse caricate parzialmente.
Da leggere: come cancellare una pagina da Google
No? Meglio correre subito ai ripari, ecco l’occasione giusta per fare qualcosa di buono per il tuo sito web. D’altro canto seguire le informazioni lasciate da Google per migliorare i tuoi progetti web mi sembra una buona idea, non credi? Qual è la tua opinione?