Dwell Time: definizione e come ottimizzare il tempo di permanenza su un sito web

Postato in data 23 Giugno 2025 da Riccardo Esposito

La buona ottimizzazione di un sito internet deve passare anche dal Dwell Time. Ovvero, il tempo di permanenza del visitatore sulle pagine web. Grazie a Google Analytics possiamo individuare un parametro parziale, registrando il valore medio delle sessioni.

Dwell Time

Ma cosa significa esattamente lavorare su questo fronte? In primo luogo abbiamo un’attenzione massima nei confronti dell’usabilità, dell’user experience, che passa automaticamente dalla buona struttura del portale e dalla velocità di caricamento delle pagine web.

Un parametro che intercetta in modo chiaro la qualità di un hosting come quello di Serverplan, che ti garantisce performance importanti grazie a HTTP/2, dischi NVMe, HTTP Keep Alive e PHP aggiornato. Ma per definire il Dwell Time non basta questo: ecco una definizione del tempo di permanenza (o di sosta) sulla pagina e dei punti essenziali per ottimizzare questo passaggio.

Cos’è il Dwell Time, una definizione

Il Dwell Time è un parametro che misura la permanenza di un utente, arrivato da Google dopo aver digitato una query, su una pagina web del tuo dominio fin quando non la abbandona per tornare indietro o procedere verso altre risorse.

In pratica, il tempo di sosta (traduzione letteraria dall’inglese all’italiano) valuta l’user engagement di un contenuto e ti permette di delineare il coinvolgimento della pubblicazione e l’UX con eventuali problemi da risolvere in tempi rapidi.

Come valutare il tempo di permanenza?

C’è una regola nella misurazione del Dwell Time: un valore alto indica, in linea di massima, soddisfazione perché il contenuto è stato letto; un parametro basso, che si traduce in poco tempo trascorso sulla pagina, può essere sinonimo di insoddisfazione. Però non è sempre così chiaro il rapporto del tempo di sosta su una pagina. Infatti, ci possono essere risorse che sono subito consultabili.

Quindi, per natura hanno una permanenza breve. In altri casi, invece, un Dwell Time elevato vuol dire complessità e difficoltà nel trovare ciò che serve. Quindi, per essere concreti ed efficaci, si dovrebbero affiancare i dati del tempo di permanenza a quelli di un tool come Microsoft Clarity o CrazyEgg che permettono di creare heatmap per comprendere come si muove un utente sulle pagine.

Differenza tra Dwell Time e Bounce Rate

Spesso c’è confusione tra questi KPI del sito web. In realtà sono due elementi ben distinti: il Dwell time indica quanto tempo l’utente resta sulla pagina prima di tornare ai risultati di ricerca o cambiare risorsa; il Bounce rate registra quante persone visitano solo una pagina e poi se ne vanno. Quindi, quest’ultimo è la percentuale di utenti che atterrano su una pagina e poi lasciano il sito senza interagire.

MetricaChe cosa misuraQuando è un problema
Dwell timeTempo prima di tornare alla SERP.Se è troppo breve.
Bounce rateNessuna interazione oltre la pagina.Se la pagina dovrebbe portare a un’azione.

La relazione tra Dwell Time e SEO

La SEO discute sulla possibilità di annoverare l’interazione con la pagina web come fattori di ranking. Il ragionamento: un contenuto di qualità dovrebbe prevedere, sui grandi numeri, una frequenza di rimbalzo bassa e un numero di pageview elevato. Proprio come dovrebbero essere il Dwell Time e altri user engagement signal come le pagine per sessione e la profondità di scorrimento (Scroll Depth).

Se un utente è soddisfatto non lascia la pagina appena ci atterra – aumentando così il fenomeno del pogo sticking. Quindi, ecco la domanda: il Dwell Time è un fattore di ranking? In questi casi c’è incertezza. I portavoce ufficiali di Google sostengono di no.

Ma alcuni documenti interni di Google sostengono che il motore di ricerca potrebbe monitorare alcune metriche di coinvolgimento degli utenti. Come il tempo che un lettore trascorre su una pagina prima di tornare ai risultati di ricerca. In ogni caso, la mia idea è questa: dobbiamo migliorare il Dwell Time a prescindere dalla SEO perché sarà comunque una cosa buona per l’utente.

Come ottimizzare il tempo di permanenza?

Per migliorare il Dwell Time di una pagina web, e più in generale del sito internet, devi trattenere il visitatore sulla risorsa il più a lungo possibile, ma senza scendere a compromessi e creare delle trappole di UX: il tempo di sosta deve aumentare perché il pubblico sta leggendo qualcosa che lo interessa davvero. Ecco una lista concreta di leve su cui lavorare senza sosta, infaticabilmente:

  • Inizia con un above the fold informativo e persuasivo. Crea una combinazione ben strutturata che includa titolo forte in grado di mettere in chiaro il topic della pagina, sottotitolo chiaro, apertura che incuriosisce. L’utente deve capire che si trova nel posto giusto.

  • Metti in primo piano la leggibilità. Parole semplici, paragrafi brevi, grassetto, allineamento a bandiera, liste puntate: tutto questo è fondamentale per migliorare il Dwell Time e mantenere l’attenzione del pubblico per far leggere un articolo dall’inizio alla fine.

  • Scrivi contenuti in grado di interessare realmente il tuo target. Non pubblicare articoli o pagine web solo per intercettare traffico, non allungare il brodo generando attacchi introduttivi o articoli interi pieni di paragrafi/fuffa pensati solo per aggiungere keyword.
  • Utilizza contenuti multimediali all’interno della pagina web. Valuta l’inserimento di infografiche, schemi riassuntivi, tabelle, video, podcast e tutto ciò che può aiutare l’utente ad approfondire l’argomento. Spingendolo a rimanere sulla pagina internet.
  • Risolvi eventuali problemi di design e usabilità. Problemi di visualizzazione – come, ad esempio, testo troppo piccolo o sezioni formattate male nella pagina – spingono l’utente fuori dalla pagina. Lo stesso vale per ADV invadenti e banner troppo grandi.

Dulcis in fundo: la velocità di caricamento della pagina. Se il sito è lento, molti utenti tornano indietro prima ancora di leggere. Chi ne risente in questo caso? Il Dwell Time, ovvio. Ottimizza immagini in modo da ridurre il peso e utilizza il formato WebP, usa un buon sistema di cache, scegli un hosting affidabile. Come quello che puoi ottenere con Serverplan, con WordPress già installato e ottimizzato per avere le performance ideali in uno scenario di massima attenzione all’user experience e al Dwell Time.

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Uno dei punti interessanti di tutto ciò: il lavoro che fai per aumentare il tempo di permanenza su una pagina web diventa fondamentale anche per l’ottimizzazione SEO. Quindi, non c’è alcun motivo per chiedersi se questo parametro è un fattore di ranking o meno: deve essere migliorato a prescindere, fare una cosa buona per l’utente (e migliorare l’user experience) non è mai sbagliato.

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Riccardo Esposito

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