Retargeting, cos’è e a cosa serve

Postato in data 21 Novembre 2022 da Riccardo Esposito - Aggiornato il 17 Novembre 2023

Il retargeting permette di realizzare un dei grandi obiettivi di chi fa pubblicità e, nello specifico, gestisce un sito di vendita su internet: recuperare possibili clienti che sono andati via dal tuo sito web. Un sito web che hai cercato di ottimizzare in tutti i modi possibili per renderlo adeguato.

Devi seguire le necessità del pubblico. Sei partito da un hosting di qualità, ottimizzato e basato su dischi SSD, per avere una velocità adatta alle esigenze di chi naviga anche usando uno smartphone con connessioni ballerine. E hai svolto un lavoro di UX pensato per evitare qualsiasi problema.

Ma c’è sempre una quantità più o meno cospicua di utenti che abbandonano il sito web prima di aver completato l’acquisto o prenotato il servizio. A volte questo evento e casuale, in altri casi è collegato a un problema che devi risolvere. Ad esempio, lo sai che la maggior parte dei carrelli abbandonati di un e-commerce riguarda l’introduzione di spese extra (fonte dati) in fase di check-out? Una volta ottimizzato ogni passaggio, però, ci sono ancora dei clienti che abbandonano prima di terminare la conversione. Questi li possiamo recuperare con il retargeting. Ma di cosa si tratta?

Cos’è il retargeting, una definizione

Il retargeting è una tecnica di web marketing in grado di creare annunci pubblicitari che intercettano persone che hanno già visitato il sito web. L’obiettivo è quello di convincerli a ritornare sulle pagine già visualizzate e terminare le operazioni utili alla conversione finale. Si tratta di una tecnica molto utilizzata.

Si ritrova soprattutto nell’e-commerce marketing, dove l’utente può aggiungere dei prodotti al carrello. E poi abbandonarlo per valutare con maggior attenzione gli acquisti. In questo modo il retargeting aiuta il brand a farsi ricordare, a essere presente nella vita mediale del potenziale cliente.

A cosa serve il retargeting nelle strategie?

Il compito di quest’attività è quello di intercettare clienti potenziali che hanno già mostrato interesse per il brand. E che hanno avuto modo di lasciare dei dati sul portale. In un ipotetico percorso di vendita con relativa customer journey, il retargeting si posiziona in una fase avanzata rispetto al top of funnel. C’è già stato un punto di contatto, un touchpoint, che ha permesso all’azienda di farsi trovare. Questo può avvenire con la SEO, ma non solo.

funnel

Anche social media marketing, blogging e advertising possono far conoscere il brand a chi non ha mai sentito parlare di un’azienda. Il retargeting, invece, serve a far tornare le persone sulle pagine web per terminare l’acquisto. O comunque per concludere la fase di conversione. Un esempio tipico?

Io cliente visito il sito di vendita di un’azienda, guardo alcune schede prodotto e poi vado via. Dopo un po’ mi arrivano sponsorizzate su Facebook e nella rete display di Google, ovvero i siti web che pubblicano i contenuti pubblicitari degli inserzionisti per guadagnare con AdSense.

Qual è la differenza con il remarketing?

Spesso questi termini (remarketing e retargeting) vengono utilizzati come sinonimi. In realtà non è così, c’è una differenza sottile ma necessaria per comprendere questo argomento. Con il termine retargeting ci dedichiamo soprattutto alle campagne di advertising su Google e sui social, in particolar modo Facebook. Questo avviene grazie ai pixel di tracciamento che registrano l’attività del pubblico per proporre ADV adeguate.

Retargeting, cos'è e a cosa serve

Il remarketing è rivolto al lavoro di email marketing che si usa spesso nel mondo e-commerce e permette di inviare messaggi di posta elettronica per invogliare un acquisto lasciato in sospeso. Quindi, la strategia è simile e riguarda il recupero dei potenziali contatti: cambia lo strumento utilizzato.

Come si fa il retargeting e quanto costa

Una campagna di retargeting parte dalla possibilità di impostare un codice di tracciamento sul sito internet. Ogni piattaforma ha il sui, puoi utilizzare l’editor ufficiale di WordPress o il Tag Manager di Google che permette di lavorare proprio su questo fronte. In alternativa c’è il plugin Head, Footer and Post Injections che permette proprio di inserire ogni tipo di pixel e tracciamento. Una volta svolta quest’operazione puoi iniziare a raccogliere dati.

Così è facile impostare campagne di remarketing dinamico su Google e Facebook. Ognuna delle piattaforme consente di scegliere se utilizzare questa soluzione. Per approfondire puoi dare uno sguardo alle guide che ti spiegano come fare remarketing con Google, Facebook e Instagram.

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Riccardo Esposito

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