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Il pogo sticking si verifica quando le persone arrivano sul tuo dominio, lasciano la tua pagina web per andare su una risorsa successiva. Ovviamente il tuo attraverso la serp di Google. In pratica, è una sorta di zapping sul motore di ricerca. Ma ha un significato molto forte: l’utente non trova ciò che desidera. E la classifica di Google, il ranking, non lo soddisfa.
L’internauta clicca sul primo risultato, dà uno sguardo e torna indietro con il browser. E continua così per un paio di volte, magari per l’intera prima pagina. Poi si ferma o abbandona. Tutto questo può sembrare normale routine pensando anche a come ci comportiamo ogni giorno sul web, ma per un webmaster o un SEO si tratta di un fenomeno da tenere solto controllo.
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Il termine anglosassone indica, letteralmente, salterello o trampolo salterello. Si tratta di un giocattolo dotato di molle e pedane che i bambini usano per saltare. Nel mondo della SEO e della UX indica una pratica messa in campo da chi digita una query e vista due i più snippet tornando indietro con il browser. Motivo?
Non è soddisfatto del risultato ottenuto. Questo può essere collegato a diverse ragioni e cause che riguardano la qualità dei contenuti, la struttura della pagina, i Core Web Vitals, la presenza o meno di pubblicità invadenti e altri elementi della page experience. In buona sintesi, il pogo sticking è sinonimo di traffico poco qualificato dovuto a ragioni differenti perché l’utente non è soddisfatto della qualità del contenuto. Quindi conviene avere ben presente i confini di questo parametro.
Da leggere: come cancellare una pagina da Google
Il pogo sticking non è la frequenza di rimbalzo nota come bounce rate. Questa metrica rappresenta, in percentuale, le persone che entrano sul sito web lo lasciano senza aver visitato altro. O aver compiuto un’azione tipo il completamento di un form.
Si fermano a un’unica pagina senza effettuare alcuna azione ma per un tempo indefinito e non è per forza una condizione negativa, dipende dal tipo di progetto (pensa ad esempio ai siti informativi o ai blog). Il pogo sticking, invece, è l’abbandono rapido della risorsa per raggiungere di nuovo la serp e scegliere un altro snippet. Questo è un problema. Il motivo? Semplice, è chiaro sinonimo di un malcontento. Dal punto di vista squisitamente SEO rappresenta un fatto importante.
Il risultato non corrisponde al search intent, si trova in quella posizione senza merito. E Google potrebbe prendere in considerazione l’idea di cambiare il posizionamento del sito. Ovviamente questo non riguarda il singolo comportamento ma l’azione di pogo sticking ripetuta da tanti potenziali lettoli nel tempo. Se tutti saltano da un risultato all’altro su una serp vuol dire che c’è un punto di frizione. E che il tuo sito web, se compreso in questo comportamento, è parte del problema.
Difficile dirlo. In realtà ci sono fonti che continuano a confermare il fatto che Google monitori il comportamento degli utenti quando navigano su Chrome, d’altro canto abbiamo una conferma ufficiale da parte di John Mueller: il pogo sticking non è un fattore di ranking. Ecco cosa dice in questo video:
“We try not to use signals like that when it comes to search. So that’s something where there are lots of reasons why users might go back and forth, or look at different things in the search results, or stay just briefly on a page and move back again”.
Insomma, non diamo importanza a come si muove l’utente durante le ricerche. Questo è ciò che suggerisce John Mueller però poi c’è chi suggerisce di guardare oltre le parole dei portavoce di Google. Anche perché a prescindere dal fattore di ranking non è una cosa buona che gli utenti vadano va dal tuo sito web per atterrare sulle pagine dei competitor.
Se le persone includono il tuo snippet nel pogo sticking vuol dire che stai sbagliando qualcosa. Ma cosa? Anche se è difficile misurare questa metrica nella sua completezza (puoi solo valutare i tuoi valori, come bounce rate e tempo di permanenza), le cause del pogo sticking sono note e prevedibili. Prova a pensare tutto ciò che ti farebbe abbandonare una pagina web:
Chiaramente, una parte del pogo sticking può essere semplicemente legato alla necessità dell’utente di fare una carrellata di opportunità. Ma è chiaro che il problema riguarda l’eventualità in cui il tuo sito web viene costantemente skippato e saltato a favore dei competitor. Questo a causa di contenuti poco interessanti, circondati da un design inadeguato e una scarsa UX.
Per approfondire: come fare ottimizzazione SEO di Joomla
Primo consiglio: studia la serp e dai uno sguardo a cosa accade tra i competitor. Ad esempio, se la serp è dominata da pagine di siti web istituzionali che non curano l’esperienza del lettore, proporre un’alternativa curata sotto questo punto di vista è un buon modo per emergere. Crea contenuti adeguati alle esigenze del pubblico dimostrando la tua competenza.
Cura l’user experience e la leggibilità, usa i link interni per consentire all’utente di muoversi all’interno del sito web in modo da trovare altri contenuti se quello che sta leggendo non lo soddisfa. Soprattutto, ricorda di rispettare la regola principale del giornalismo e della piramide rovesciata: dai subito ciò che serve all’utente per capire che si trova nel posto giusto.
Non seppellire il focus dell’argomento sotto a un preambolo infinito: vai subito al dunque. E aiuta il lettore a capire quali saranno gli argomenti affrontati con un menu fatto di ancore interne. Attira l’attenzione degli utenti con un visual rilevante e di qualità, con immagini significative e video per approfondire.
Ancora qualche consiglio? Evita il click baiting e tutto ciò che potrebbe essere un impedimento alla navigazione come, ad esempio, il caricamento lento delle pagine web, un aspetto che deve essere curato partendo sempre da un hosting di qualità.
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