Questo è uno dei concetti base per chi inizia a lavorare con la buona struttura di un sito web. Il consiglio è questo: meglio evitare i caratteri speciali negli URL. Anche John Mueller si è espresso, in passato, su questo punto: “I generally recommend avoiding special characters like commas, semicolons, colons, spaces, quotes etc. in URLs, to help keep things simple”.
In linea di massima sappiamo che per avere una URL SEO friendly conviene essere brevi e diretti, inserendo poche parole chiave in grado di descrivere il contenuto della pagina. Ma cosa vuol dire questo rispetto ai caratteri speciali? Quali sono e come si gestiscono?
Argomenti
Quando crei un URL (Uniform Resource Locator) stai determinando un indirizzo unico e non replicabile che indica la presenza di una risorsa sul web. Detto in altre parole, ogni pagina o file avrà il suo indirizzo. Ma stai creando anche una risorsa con duplice intento comunicativo: dai informazioni alle persone e ai motori di ricerca.
In entrambi i casi c’è bisogno di comunicare con la massima chiarezza il contenuto. Questo aiuta a capire cosa hai pubblicato, e può avere dei vantaggi anche per il posizionamento sui motori di ricerca. Quindi l’URL deve essere breve, leggibile, facile da scrivere e da ricordare. In questo equilibrio entra in gioco la necessità di evitare i caratteri speciali nell’indirizzo.
Da leggere: dominio con nome e cognome
La regola suggerisce di usare in un URL solo lettere e simboli codificati attraverso il Codice Standard Americano per lo Scambio di Informazioni. Ovvero l’ASCII. Per semplificare si può dire che in un indirizzo trovano posto lettere (anche accentate) e numeri. Ecco come potrebbe apparire un URL che invece del trattino tra le parole inserisce un vuoto:
www.esempio.it/caratteri%20speciali%20url
Lo stesso discorso avviene con l’apostrofo. Oggi motori di ricerca, browser e CMS riescono a decodificare anche i caratteri non ASCII in modo da creare meno problemi possibili.
Ricorda che la codifica principale di Unicode per internet – rispettando le indicazioni del W3C – è l’UTF-8. Quindi per inserire caratteri che non si trovano nell’ASCII bisogna usare l’URL Encoding per sostituirli UTF-8. Ecco qualche esempio da ricordare sempre.
Caratteri | UTF-8 |
space | %20 |
! | %21 |
“ | %22 |
# | %23 |
$ | %24 |
% | %25 |
& | %26 |
‘ | %27 |
( | %28 |
) | %29 |
Uno degli esempi classici di efficienza rispetto ai caratteri speciali negli URL è WordPress. Questo CMS consente di trasformare senza alcun problema gli spazi, gli apostrofi e qualsiasi elemento non ASCII in una soluzione conveniente per la buona leggibilità dell’indirizzo.
Si può dire che oggi tutti i programmi di programmazione hanno un buon processo di encoding per risolvere i problemi dovuti ai caratteri speciali negli URL. Ad esempio PHP offre la funzione urlencode(). Se lasci uno spazio nell’URL WordPress lo sostituisce con un trattino, l’apostrofo lo toglie. Io seguo una serie di regole per ottimizzare i miei URL migliori:
Meglio usare trattino alto o basso? Underscore o dash? Il simbolo che si usa per il meno è preferito perché rende tutto più chiaro e leggibile. Inoltre, come suggerisce Matt Cutts, quando scrivi un URL è sempre cosa buona usare i dash. Vale a dire i trattini alti.
Questo perché i trattini bassi, gli underscore, sono usati dai programmatori nella scrittura degli algoritmi e possono confonderei i robot di ricerca. È eventualità rara me può capitare
Da leggere: differenza tra dominio e hosting
Sì, è meglio. Non devi solo ponderare quanti caratteri può avere un dominio ma anche quali. Togliere spazi e apostrofi, per citare un esempio dei due elementi che storicamente creano problemi, non è difficile. Basta prestare attenzione prima di pubblicare. Ti lascio un esempio:
www.esempio.it/come-pubblicare-lurl
www.esempio.it/come-pubblicare-url
Anche se la codifica viene effettuata con successo, il secondo indirizzo è più pulito e semplice da leggere in primo luogo per le persone. Avere un minimo di attenzione per la semplicità e la linearità dell’URL è un regalo che puoi fare al tuo sito web. Sei d’accordo?