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Quando si inizia a lavorare sul web e si decidono le risorse da dare a un sito web si ragiona anche sul tipo di hosting da utilizzare e relativa macchina da sfruttare per fare in modo che gli utenti ci trovino. Ma in alcuni casi anche l’utente può scegliere un servizio simile: è il caso del server proxy. Ovvero uno strumento decisivo in molte occasioni, ma in particolar modo quando si vuole creare una sorta di filtro tra il traffico in entrata e quello in uscita.
Di cosa si tratta? Questo servizio è veramente indispensabile per attivare un firewall, navigare su alcuni servizi web mantenendo l’anonimato e aggirando la censura in alcuni paesi con regole particolari? Affrontiamo insieme questo argomento così importante per approfondire gli aspetti tecnici della connessione tra sito web e utente.
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Il server proxy è una macchina fisica che fa da filtro tra il client dell’utente, il browser, e il sito web. Non a caso proxy, in inglese, può essere tradotto come delega, procura. Quindi stiamo parlando di un meccanismo che raggiunge il sito web, e il relativo server, al posto tuo: è una sorta di intermediario e questo ha dei vantaggi abbastanza noti. Tanto da rendere i servizi di server proxy molto utilizzati e apprezzati.
Ci sono tre motivi per usare un server proxy durante la connessione. Il primo è l’anonimato. Anche se il browser TOR è la soluzione più nota, anche i servizi di web server proxy puoi mantenere la tua privacy di navigazione. Come? Puoi fare in modo che non ci sia una relazione tra IP dell’utente e visita a un sito web.
Quando si vuole proteggere la propria privacy si usa un servizio del genere: non tutti hanno lo stesso livello di anonimato. Alcuni sono considerati élite proxy e danno massima riservatezza, altri invece si caratterizzano come proxy distorcenti e inviano un IP casuale. Altro motivo per usare un server proxy: aggirare i divieti di censura.
Passiamo ad aspetti più pratici: il server proxy può essere un ottimo sistema per impostare un firewall, un controllo di dati in entrata e in uscita. Molte istituzioni utilizzano un proxy web per assicurarsi che il traffico sia conforme a determinate regole. Grazie a questa tecnologia si configurano delle blacklist per evitare che si raggiungano determinati siti, come ad esempio gioco d’azzardo e scommesse, da laboratori di informatica o aziende.
Poi ci sono dei web proxy server che hanno un altro scopo, velocizzare le prestazioni della connessione immagazzinando le immagini cache di una risorsa fornendola in tempo minore. I CDN, vale a dire in content delivery network, usano i proxy per velocizzare la restituzione dei contenuti di siti web.
Di solito queste tecnologie funzionano su connessioni basate sui protocolli HTTP, HTTPS, FTP. Altre soluzioni non sono compatibili con questo sistema di filtraggio come avviene ad esempio con le webcam, la messaggistica, condivisione di file e giochi online. Ovviamente ci sono delle soluzioni, per questi servizi, di cambiare protocollo.
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Il web proxy è un server che fa da filtro tra la richiesta del client e la risorsa: questo è un aspetto che ormai abbiamo definito in questa guida. Quando un computer invia richieste a qualche servizio Internet, il server proxy le intercetta e comunica con la macchina di destinazione come un intermediario digitale.
Il reverse proxy fa l’esatto contrario: è collegato al server di destinazione attraverso una rete interna, non è più un intermediario indipendente tra client e destinazione ma si manifesta come una specie di scudo verso infrastrutture che hanno bisogno di maggiori livelli di sicurezza. In pratica, questo è lo schema di un proxy:
Il reverse proxy inverte i due punti centrali: computer, internet, reverse proxy e infine server. Come puoi ben immaginare, un’infrastruttura del genere è perfetta per aumentare la sicurezza interna di una rete.