Ogni contenuto che pubblichi sul tuo blog ha una storia a parte. Non puoi mettere sullo stesso piano una notizia, un articolo promozionale, un tutorial e un’intervista: non ha senso, non è accettabile. La struttura dell’articolo, però, è sostanzialmente simile: c’è sempre un attacco.
Poi c’è uno sviluppo e una chiusura. La sequenza rientra nell’architettura dei contenuti. Questa semplificazione, però, rischia di banalizzare il lavoro di chi crea i testi per blog e siti web. Come si inizia un post senza annoiare il pubblico che ti segue tutti i giorni? E come si organizza una chiusura? Il rischio è quello di appiattire gli aggiornamenti.
Perché non descrivere in un articolo la struttura di un post? I momenti più importanti sono chiari, si riassumono nella famosa piramide capovolta che mette l’attacco all’inizio di un post, lo sviluppo subito dopo e la chiusura alla fine. Ma per far funzionare questo equilibrio devi rispettare dei dettagli che possono fare la differenza.
Argomenti
Non puoi improvvisare, e non devi neanche procedere con lo stampino. Ma con il buon senso sì, quello è obbligatorio. E in questa lista trovi tutto quello che posso dirti sull’argomento.
Le soluzioni per iniziare un articolo sono infinite. Puoi decidere di attaccare con una semplice definizione della notizia, in stile giornalistico, oppure puoi usare un approccio personale. Dipende dal target, dal rapporto che vuoi instaurare con il lettore.
Però nel momento in cui hai deciso di iniziare un articolo devi fare i conti con una caratteristica essenziale: qui ti stai giocando l’attenzione, le persone decidono se continuare o meno. Quindi devi rispettare due regole essenziali per creare un buon attacco:
Nella struttura dell’articolo ideale, almeno dal mio punto di vista, il primo paragrafo deve avere tutto quello che serve per capire su cosa si concentrerà il testo. Guarda il plugin WordPress SEO by Yoast, ti suggerisce di mettere all’inizio la parola chiave principale.
Come sempre le indicazioni di questo plugin vanno ponderate, ma la base è giusta: parli di ottimizzazione SEO per WordPress? Fallo capire, dillo subito che ti occuperai di questo tema. Ma poi sfrutta lo storytelling per attirare l’attenzione. In che modo? Molto semplice.
Da leggere: i miglio tool per fare SEO copywriting
Nella prima parte dell’articolo, quella che si trova above the fold, puoi racchiudere una piccola storia. Nel paragrafo iniziale descrivi lo stato delle cose, fai capire qual è il tema principale del lavoro. Poi crei il problema: c’è un dramma da risolvere, un enigma da svelare, un danno da tamponare. Chi propone la soluzione? Il tuo testo, il contenuto che stai per proporre al lettore.
Questo esempio parla chiaro. Nel primo paragrafo introduci l’argomento, poi c’è il momento in cui metti di fronte al lettore un bisogno (organizzare la posta elettronica) e poi c’è la soluzione. La tua soluzione. Ovviamente la bravura sta nel rendere questa connessione inevitabile.
Ricorda sempre che nella parte iniziale dell’articolo si inserisce l’immagine principale. Quindi, per ottenere il miglior risultato possibile, devi scegliere immagini grandi, qualitativamente superiori e capaci di descrivere il contenuto o ispirare il lettore.
La struttura dell’articolo continua verso il basso, l’articolo entra nel vivo. Il modello che si ripropone non è mai simile: ci può essere il tutorial che segue un percorso temporale e sequenziale, mentre la lista puntata elenca con una logica differente (o magari senza alcun principio) e l’intervista invece incalza sull’argomento partendo dal generale.
Quello che si riscontra in tutti i contenuti di qualità, invece, è la capacità di lavorare sulle connessioni linguistiche che portano da un paragrafo all’altro. Hai capito di cosa sto parlando? Scommetto che ti capita di leggere questi artifici ogni giorno, ma non te ne accorgi.
Il compito del web writer è proprio questo: integrare tecnica e buona scrittura. Queste connessioni sono delle particelle di testo che invitano il pubblico a continuare, stimolando curiosità e proponendo domande che chiamano in causa il lettore. Risvegliando l’interesse. Lo coinvolgono usando i fulcri dell’attenzione. Qualche esempio:
Ce ne sono molti. In qualche caso si ritorna alla tradizione narrativa per riscoprire quelli che tecnicamente si chiamano cliffhanger, ovvero gli agganci. Se sei un appassionato di serie Tv sai di cosa sto parlando: sono quei momenti alla fine della puntata che ti costringono ad aspettare con ansia il prossimo episodio. Con il blogging questo non è possibile.
Però puoi accordare capoversi e paragrafi, fare in modo che la lettura scorra veloce tra i blocchi di testo. Ogni capoverso contiene due o tre periodi, ed esaurisce un pensiero o un’idea. Non si spezza un ragionamento. Il paragrafo riunisce un argomento che può essere trattato da solo, ma al tempo stesso introduce il bisogno di continuare e di procedere.
Hai iniziato il post, hai attaccato rispettando le principali regole della buona scrittura online. Poi hai argomentato, hai osservato i passaggi che portano verso il contenuto atteso dal pubblico. Prima domanda: hai rispettato la promessa? Il titolo è un impegno serio.
Se ti esponi troppo rischi l’autorevolezza, fai click baiting. Ma anche la chiusura deve essere gestita nel modo giusto. Perché è qui che l’attenzione può essere ripresa e utilizzata per i propri fini. Nella piramide rovesciata del giornalismo si parla di un finale sottotono, nella quale si inseriscono approfondimenti correlati e dettagli. Sul web è lo stesso?
In parte. Questa soluzione è solita nel mondo del giornalismo perché nell’impaginato, a volte, è necessario adattare i pezzi. E magari tagliarli. Quindi si elimina la parte finale. Sul tuo blog, invece, questa necessità non c’è. Resta una scarsa attenzione del lettore che può essere ravvivata con i metodi elencati sopra, ma anche riprendendo il discorso con una sintesi.
Ricapitola ciò che è stato detto. La conclusione può essere utilizzata per creare dei riassunti, per riprendere i passaggi più importanti. Per informare chi non ha letto tutto l’articolo. A questo punto puoi decidere qual è lo scopo della pubblicazione e inserire una call to action.
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Deve esserci sempre? No, non per forza. Articoli come le interviste o le news spesso sono esentati da questo passaggio. Oppure no, tutto dipende cosa intendi per call to action. È una chiamata all’azione, un invito a svolgere qualcosa. Ecco qualche idea da sviluppare:
Come deve essere una call to action? Puoi inserirla nel testo, come link interno o esterno su un anchor text. Oppure puoi sfruttare la logica del bottone: un elemento grafico capace di catturare l’attenzione del cursore. Un consiglio: usa sempre il verbo imperativo per le call to action, e cerca di comunicare un valore aggiunto dietro l’azione del click.
Già, qual è la tua struttura dell’articolo da pubblicare sul blog? In questo post ho indicato una serie di parametri essenziali per organizzare un post, per fare in modo che tutto scorra nel miglior modo possibile. Questo schema può essere applicato anche a un articolo di giornale, non ci sono controindicazioni. Tutto dipende dai tuoi obiettivi.
Mi rendo conto, però, che non esistono schemi definitivi, non ci sono regole fisse. Ognuno può decidere di iniziare, continuare e concludere un articolo come preferisce. Ecco perché voglio iniziare una discussione: qual è la migliore struttura dell’articolo secondo te?