Il ccTLD (country code top level domain) è un dominio di primo livello che indica l’appartenenza a una determinata nazione. Si tratta di una tipologia di estensione che si usa per legare un sito web a una determinata zona geografica a differenza dei gTLD (generic top level domain). Questi, infatti, sono pensati per i siti web che vogliono caratterizzarsi per caratteristiche differenti.
Ad esempio il gTLD più famoso è il .com, vale a dire commercial. Quindi sarà scelto da un’azienda che ha interessi economici e non definiti intorno ai confini nazionali. Mentre il .org è un’estensione di primo livello pensata per chi vuole una connotazione legata alle organizzazioni. I ccTLD, invece, legano il sito web non a uno scopo economico o meno ma a una determinata nazione.
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Nel momento in cui vuoi comunicare alle persone e al motore di ricerca l’appartenenza del tuo sito web, e in generale di un brand, a un territorio con un confine e un nome geopolitico. I primi ccTLD sono stati quelli del Regno Unito, della Germania e dell’Olanda. Spesso queste soluzioni vengono utilizzate anche per scopi differenti e vengono considerati open ccTLD: estensioni dominio legate a nazioni ma che hanno largo uso anche in ambiti differenti per una certa assonanza linguistica.
Ad esempio il .me si riconduce al Montenegro ma viene usato per siti web personali e il .tv per le televisioni online (sarebbe del Tuvalu). Spesso questo gioco avviene anche per ccTLD a tutti gli effetti legati a nazionalità ben precise come .us degli Stati Uniti. Il caso più famoso: del.icio.us. Però il consiglio è sempre quello di non esagerare con queste combinazioni e usare i ccTLD per comunicare al meglio con il potenziale utente del sito web.
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Per capire con esattezza cos’è un dominio di primo livello nazionale può essere utile fare qualche esempio. Il più comune e conosciuto: .it. Vale a dire il ccTLD per siti web che hanno dipendenza territoriale in Italia. Esiste una lista di country code del genere? Certo, la trovi su iCANN Wiki. I ccTLD più famosi e comuni: .es per la Spagna, .us per gli Stati Uniti, .fr per la Francia.
La maggior parte delle estensioni può essere registrata senza problemi, in alcuni casi bisogna dimostrare di essere, ad esempio, un’azienda operante sul territorio o in possesso di un indirizzo fisico come avviene per il .jp del Giappone
Non esiste un meglio o peggio in termini assoluti: dipende dalle necessità in termini di strategia e branding. Se hai un’azienda che punta sul territorio e che non ha interesse a presentarsi in altri settori geografici puoi tranquillamente puntare sul classico .it.
Se, invece, hai un ecommerce in italiano e in inglese (ad esempio) puoi puntare sul .com e avere directory tipo /en/ per le varie versioni e traduzioni. Come funziona, invece, per la SEO? Più volte Google ha dato un’indicazione chiara: l’estensione non aiuta il ranking. Questo vale soprattutto per le nuove estensioni – tipo .blog o .guru – ma c’è da aggiungere un punto:
“most ccTLDs (with exceptions) result in Google using these to geotarget the website; it tells us that the website is probably more relevant in the appropriate country”.
Le estensioni, i domini di primo livello, non sono un fattore di ranking ma quelli nazionali possono essere d’aiuto a Google per capire se un sito web è pertinente nei risultati di un determinato paese. Sono esclusi da questa dinamica domini come:
Ancora una domanda, come tutelare il proprio brand? Una buona soluzione può essere l’acquisto di due domini: .com e .it, in modo da occupare le estensioni più comuni per il nostro paese. E impedire che i competitor acquistino queste soluzioni.
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Come scegliere un dominio di primo livello, vale a dire un top level domain? Se hai intenzione di rappresentare un’azienda o un’organizzazione in teoria senza confini puoi puntare su .com o .org. Se lavori nei confini nazionali, invece, c’è il .it che ti aiuta a emergere. Dove acquistarlo? Esiste una procedura guidata, semplice e intuitiva per comprare un dominio .it. Eccola.