Il problema tipico di un sito web di grandi dimensioni, o che ha subito un restyling con cambio tema e ottimizzazione dei contenuti, porta un nome preciso: catene di redirect 301. Ovvero il passaggio da una pagina all’altra per due o più volte fino al raggiungimento della risorsa attualmente online.
Noi sappiamo che il reindirizzamento da una pagina all’altra è una risorsa chiave per evitare problemi come la perdita di traffico o ranking. Se, ad esempio, devi cancellare una pagina su Google ma non puoi perdere il posizionamento organico e il juice derivato dai backlink devi usare i redirect.
Un tempo si cercava di evitare il più possibile il redirect 301 perché la pagina perdeva il suo potenziale SEO. Da quando Google ha suggerito di passare all’HTTPS è caduta questa regola così siamo diventati più disinvolti con il reindirizzamento delle risorse. Ed ecco che le catene di redirect si intravedono all’orizzonte. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Ecco una guida semplice e chiara per capire di cosa stiamo parlando.
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Con il termine redirect chain (ovvero catene di reindirizzamenti) intendiamo il passaggio da un URL a un altro per poi passare subito a un successivo. Quindi abbiamo l’indirizzo A che si sposta su B e infine su C. Che a sua volta può essere la destinazione ultima o continuare con la catena.
Questo processo non solo è inutile ma anche dannoso per le performance del sito web. Infatti, un percorso come quello illustrato sopra dovrebbe essere semplicemente A > C, ignorando B. Purtroppo, le catene di redirect spesso si vengono a creare senza la volontà del webmaster.
Le motivazioni principali sono due. In primo luogo ci può essere semplicemente un errore di valutazione quando esegui un redirect 301. Non conosci la storia del sito, non analizzi la pagina e la struttura del portale, e semplicemente fai un errore puntando verso un URL che a sua volta va altrove.
Spesso, però, ciò che crea un gran numero di catene reindirizzate è un’azione su vasta scala. Ad esempio il cambio del tema, un passaggio di CMS, una migrazione, un lavoro di razionalizzazione dei contenuti. Altra opzione: cambi la struttura dei permalink togliendo, ad esempio, la data ed effettuando un redirect di massa sull’htaccess. In questi casi le redirect chain sono all’ordine del giorno e devono essere risolti.
Prima di procedere chiariamo un aspetto: redirect loop e catene di reindirizzamenti non sono la stessa cosa. Rispetto a quest’ultimi, i loop sono dei percorsi ridondanti che partono dalla risorsa A, vanno verso Be. da questa pagina arriviamo prima alla C e poi di nuovo a quella di partenza.
Perché è giusto correggere le catene di redirect? Perché non lasciare la struttura come sta, tanto comunque la pagina si apre. In realtà non è proprio così, questo è un punto che devi risolvere in fretta. In primo luogo conviene risolvere il problema per evitare lo spreco di crawl budget.
Ovvero le risorse che Google conferisce alla scansione di un sito web. Più passaggi comporta uno spreco di risorse senza dimenticare che dopo un certo numero di catene (5 secondo John Mueller) Google non segue più la combinazione di redirect. In più c’è una dissipazione del pagerank e, soprattutto, un rallentamento del caricamento della pagina finale. Infatti, spesso ti accorgi della catena di redirect a causa di un rallentamento anomalo.
Con relative interferenze sull’user experience. E non è il massimo remare contro una serie di attenzioni che hai avuto per migliorare i Core Web Vitals del tuo portale, a partire dalla scelta dell’hosting di qualità. proprio come quello che mette a disposizione Serverplan, con dischi SSD, HTTP/2, HTTP Keep Alive e ciò che serve per avere tempi di caricamento ridotti al minimo. Meglio non sprecare risorse a causa delle troppe catene di redirect.
Hosting gestito: veloce, affidabile, performante
Per scoprire eventuali catene di redirect bisogna eseguire un SEO audit con tool specifici. Ad esempio, puoi ottenere questi risultati con Screaming Frog o Semrush. Anche Ahref permette di ottenere queste informazioni. I risultati che offrono questi tool permettono di monitorare l’andamento delle catene di reindirizzamento sull’intero portale. Se vuoi analizzare la singola pagina puoi utilizzare una comoda estensione di Chrome: Redirect Path.
Ma una volta individuati questi problemi, come si risolvono? Eliminando i passaggi intermedi e portando le risorse di partenza direttamente a quelle di destinazione. Puoi fare questo nel file htaccess o intervenendo direttamente sul plugin che hai utilizzato per gestire questo aspetto, tipo Redirection. Con l’estensione nota come Better Search Replace, invece, puoi correggere tutti i link interni che puntano verso vecchi URL.